Trasferelli lettere dal passato
Quando li ho trovati, nel magazzino di una storica cartoleria in città, non ci potevo credere: confezioni integre di trasferelli! Neri e rossi, lettere numeri e simboli, font di tutti i tipi, maiuscoli e minuscoli, arredi figure e alberi, retini a righe e a puntini, perfino frutti e stelle.

Trasferelli che passione

Ma come ho fatto a dimenticarmi di voi? Quanti pomeriggi abbiamo passato insieme a riempire pagine e pagine col mio nome. E quando finivano le lettere V passavo a comporre sfilze di CIAO CIAO CIAO, che nonostante gli sforzi di precisione venivano sempre rigorosamente storti. Andavo ancora alle elementari quando fabbricai a suon di forbici, colla, macchina da scrivere e trasferelli l’invito per la mia festa di San Valentino in maschera, un piccolo capolavoro ma… un lavoraccio.

Sbagliare è una cosa seria

Oggi basta la combinazione di quattro magici tasti per sperimentare con discreto successo la computer grafica, ctrl+c ctrl+v ed il semprelodatosia ctrl+z. Che se sbagli basta un click e torni indietro, e se sei indeciso puoi provare tutti i colori dello spettro e cambiare font mille volte, scalare muovere e nascondere senza pentimento un’infinità di volte. Ma tutto quello che oggi riusciamo a fare grazie allo sviluppo di strumenti e software di grafica digitale come veniva fatto prima?

Quando ancora non c’era il computer e QuarkXpress e Illustrator e Photoshop e i template gratuiti, c’erano i lucidi, i rapidograph, i normografi, i cerchiografi, gli ortografi, i tratteggigrafi, gli inchiostri, le macchine da scrivere, le fotocopiatrici i taglierini e i trasferelli. E sbagliare era una cosa seria. Grafici professionisti, studenti e dilettanti hanno perso diottrie e pazienza per realizzare i loro lavori, si narra addirittura di impronte digitali scomparse sotto strati di colla e di lettere macchiate di sangue.

Trasferelli e trasferibili R41

Tutti pazzi per i trasferelli

I trasferelli, prodotti a partire dagli anni ’60 dalla britannica Letraset, nascono con scopo tipografico ma si diffondono presto anche per uso non professionale anzi ludico, con gli "Instant Pictures" ed "Action Transfers" dedicati ai bambini. La risposta italiana furono i trasferelli R41 e sfido chiunque bambino o ragazzo degli anni ’80 a non ricordarseli. Quanti titoli a caratteri cubitali sulle pagine del diario, quanti biglietti da visita autoprodotti, quante cornicette di inutili xxxx e yyyy e jjjj ma soprattutto che incredibile scoperta quando capii che potevo usarli anche sul muro, sulle mattonelle del bagno e sullo specchio.

Ormai sono estinti a quanto pare, del resto oggi la grafica è roba da pc. Ma quella dimensione di artigianalità, la tecnica, quella stratificazione di segni lettere e inchiostro, la profondità e lo spessore del lavoro finito, passa attraverso le mani.

Io non vedo l’ora di ricominciare a sfregare la matita sul foglio di acetato, e tu?

Se sei nato troppo tardi per sapere come si faceva grafica prima dell’avvento del pc, puoi assaporarne il gusto guardando il trailer di Graphic Means, un documentario che esplora le tecniche della produzione grafica prima della rivoluzione digitale.